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News
21 ottobre 2009
Migrazioni forzate, dermatologiche e psichiatriche le patologie più diffuse
Bilancio dei primi anni d'attività e le nuove sfide del centro di salute voluto dalla Asl Roma A e dal centro Astalli. Una ricerca tra i centri di accoglienza mostra l'esigenza di maggiore formazione medica tra gli operatori
19-10.2009
ROMA - Il bilancio dei primi anni d'attività e le nuove sfide del Sa.Mi.Fo (centro di salute per migranti forzati), nato nel gennaio 2007 da un accordo tra la Asl Roma A e il Centro Astalli, per integrare le strutture sanitarie pubbliche con personale specializzato del privato sociale, sono stati affrontati dal Convegno internazionale "Salute e Migrazione Forzata" tenuto oggi a Roma. Stefano Pompili, direttore sanitario della Asl Roma A, ha definito il Sa.Mi.Fo"una collaborazione proficua e da incentivare" mentre padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli e membro della commissione territoriale per la concessione del diritto d'Asilo, ha sottolineato il ruolo fondamentale della certificazione degli esiti di tortura redatta da questa struttura, anche ai fini della definizione dello status di rifugiato.
"L'iniziativa è nata in seguito all'esplosione del fenomeno della domanda d'asilo in Italia, che ha portato il numero dei rifugiati presenti dai circa 2000 del 2000 ai circa 10.000 dell'ultimo anno, ha spiegato Pietro Benedetti, responsabile Sa.Mi.Fo del Centro Astalli, "per offrire assistenza medica a richiedenti asilo con diritto alla cura ma con impossibilità di andare da medici di base". Nel centro oggi sono attivi ambulatori di medicina generale, psichiatria, psicologia, ginecologia e medicina legale. Benedetti ha poi parlato dei risultati di uno studio realizzato tra i centri di accoglienza presenti nel comune di Roma (sia quelli gestiti dal comune che quelli dipendenti dal ministero dell'Interno), che al momento della ricerca ospitavano circa 1.800 richiedenti asilo: "Solo due centri su nove hanno dichiarato di poter contare su operatori con specifica formazione sanitaria, mentre tutti hanno risposto che sarebbe una cosa utile. I problemi sanitari maggiormente percepiti erano patologie dermatologiche e della sfera della salute mentale". In generale gli operatori intervistati hanno manifestato "malessere e senso d'abbandono", nell'affrontare questo tipo di problemi, cosa che ha condotto lo staff del Sa.Mi.Fo a porsi nuovi obiettivi: "Allargare rete, attività clinica, psicologia".
Maurizio Bacicalupi, psichiatra del Centro Astalli, ha evidenziato tra i punti qualificanti del "nuovo modello costituito dal Sa.Mi.Fo", "la collaborazione pubblico - privato, che rafforza l'inclusività e l'aspetto socio - sanitario della cura ai fini della tutela del diritto alla cura dei più fragili". Tra le fragilità della struttura, la difficoltà a perseguire l'obiettivo finale che è il termine della cura con l'acquisizione del diritto di cittadinanza. Martino Volpatti, mediatore culturale del Centro Astalli ha sottolineato la complessità dei compiti della struttura che deve affrontare non solo le problematiche sanitarie, ma anche quelle legali, lavorative e abitative che incidono direttamente sulla salute: "Le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato sono tornate ad essere lunghe, anche un anno e l'ambito legale detta anche come muoversi a livello sanitario perchè il respingimento o l'accettazione della domanda incidono direttamente sullo stato di salute fisica e mentale delle persone". Vi è inoltre la complessità data dalla diversità delle persone che chiedono asilo: "diversi per paese d'origine, cultura, religione e livello di istruzione (risulta che il 40 % sono analfabeti o hanno solo una formazione elementare, mentre un altro 40% ha il diploma di scuola superiore o la laurea".
Loredana Madonia, medico legale della Asl Roma A, ha parlato, della sintomatologia delle vittime di tortura: dolori diffusi, cefalea, insonnia, inappetenza, disturbi della memoria e dell'attenzione. Le patologie più diffuse tra i migranti presi in carico dal Sa.Mi.Fo, risultano, nell'ordine, patologie dermatologiche, psichiatriche, infettive, gastro intestinale, odontoiatriche, ginecologiche. Ciò rende necessarie equipe mediche multidisciplinari e mediatori linguistico - culturali. I mediatori sono particolarmente importanti nell'assistenza alle donne vittime di violenza.
Carlo Bracci, medico legale e fondatore dell'associazione "Medici contro la Tortura", ha evidenziato l'importanza dell'assistenza medica in relazione alla "memoria traumatica", ovvero alla difficoltà di ricordare di cui soffrono molte vittime di tortura che, se porta a dire incongruenze in sede di esame davanti alla commissione territoriale, può determinare il rifiuto della domanda di protezione internazionale. (Ludovica Jona)
© Copyright Redattore Sociale
19-10.2009
ROMA - Il bilancio dei primi anni d'attività e le nuove sfide del Sa.Mi.Fo (centro di salute per migranti forzati), nato nel gennaio 2007 da un accordo tra la Asl Roma A e il Centro Astalli, per integrare le strutture sanitarie pubbliche con personale specializzato del privato sociale, sono stati affrontati dal Convegno internazionale "Salute e Migrazione Forzata" tenuto oggi a Roma. Stefano Pompili, direttore sanitario della Asl Roma A, ha definito il Sa.Mi.Fo"una collaborazione proficua e da incentivare" mentre padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli e membro della commissione territoriale per la concessione del diritto d'Asilo, ha sottolineato il ruolo fondamentale della certificazione degli esiti di tortura redatta da questa struttura, anche ai fini della definizione dello status di rifugiato.
"L'iniziativa è nata in seguito all'esplosione del fenomeno della domanda d'asilo in Italia, che ha portato il numero dei rifugiati presenti dai circa 2000 del 2000 ai circa 10.000 dell'ultimo anno, ha spiegato Pietro Benedetti, responsabile Sa.Mi.Fo del Centro Astalli, "per offrire assistenza medica a richiedenti asilo con diritto alla cura ma con impossibilità di andare da medici di base". Nel centro oggi sono attivi ambulatori di medicina generale, psichiatria, psicologia, ginecologia e medicina legale. Benedetti ha poi parlato dei risultati di uno studio realizzato tra i centri di accoglienza presenti nel comune di Roma (sia quelli gestiti dal comune che quelli dipendenti dal ministero dell'Interno), che al momento della ricerca ospitavano circa 1.800 richiedenti asilo: "Solo due centri su nove hanno dichiarato di poter contare su operatori con specifica formazione sanitaria, mentre tutti hanno risposto che sarebbe una cosa utile. I problemi sanitari maggiormente percepiti erano patologie dermatologiche e della sfera della salute mentale". In generale gli operatori intervistati hanno manifestato "malessere e senso d'abbandono", nell'affrontare questo tipo di problemi, cosa che ha condotto lo staff del Sa.Mi.Fo a porsi nuovi obiettivi: "Allargare rete, attività clinica, psicologia".
Maurizio Bacicalupi, psichiatra del Centro Astalli, ha evidenziato tra i punti qualificanti del "nuovo modello costituito dal Sa.Mi.Fo", "la collaborazione pubblico - privato, che rafforza l'inclusività e l'aspetto socio - sanitario della cura ai fini della tutela del diritto alla cura dei più fragili". Tra le fragilità della struttura, la difficoltà a perseguire l'obiettivo finale che è il termine della cura con l'acquisizione del diritto di cittadinanza. Martino Volpatti, mediatore culturale del Centro Astalli ha sottolineato la complessità dei compiti della struttura che deve affrontare non solo le problematiche sanitarie, ma anche quelle legali, lavorative e abitative che incidono direttamente sulla salute: "Le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato sono tornate ad essere lunghe, anche un anno e l'ambito legale detta anche come muoversi a livello sanitario perchè il respingimento o l'accettazione della domanda incidono direttamente sullo stato di salute fisica e mentale delle persone". Vi è inoltre la complessità data dalla diversità delle persone che chiedono asilo: "diversi per paese d'origine, cultura, religione e livello di istruzione (risulta che il 40 % sono analfabeti o hanno solo una formazione elementare, mentre un altro 40% ha il diploma di scuola superiore o la laurea".
Loredana Madonia, medico legale della Asl Roma A, ha parlato, della sintomatologia delle vittime di tortura: dolori diffusi, cefalea, insonnia, inappetenza, disturbi della memoria e dell'attenzione. Le patologie più diffuse tra i migranti presi in carico dal Sa.Mi.Fo, risultano, nell'ordine, patologie dermatologiche, psichiatriche, infettive, gastro intestinale, odontoiatriche, ginecologiche. Ciò rende necessarie equipe mediche multidisciplinari e mediatori linguistico - culturali. I mediatori sono particolarmente importanti nell'assistenza alle donne vittime di violenza.
Carlo Bracci, medico legale e fondatore dell'associazione "Medici contro la Tortura", ha evidenziato l'importanza dell'assistenza medica in relazione alla "memoria traumatica", ovvero alla difficoltà di ricordare di cui soffrono molte vittime di tortura che, se porta a dire incongruenze in sede di esame davanti alla commissione territoriale, può determinare il rifiuto della domanda di protezione internazionale. (Ludovica Jona)
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