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24 gennaio 2017
Progetto Regionale Mutilazioni Genitali Femminili e Donne Immigrate Friuli Venezia Giulia
L’Associazione interculturale Etnoblog ha collaborato nella realizzazione della campagna di sensibilizzazione del progetto regionale Mutilazioni genitali femminili e Donne Immigrate del FVG sotto il coordinamento dell’Ufficio per le P.O. Welfare della Provincia di Gorizia da dicembre 2014 a gennaio 2015.
L’attività svolta a favore delle donne immigrate sulla prevenzione alla salute ha motivato la scelta di collaborare nelle attività di sensibilizzazione sulle MGF,  al fine di promuovere uno scambio in formazione con le donne migranti, promotrici di valori nei nuclei familiari.
Il metodo scelto per la sensibilizzazione constava nell’incontro con le comunità maggiormente colpite dal fenomeno presenti sul territorio.
Il primo incontro, incentrato sul Ruolo delle istituzioni nella prevenzione delle MGF e nel sostegno integrato alla donna è stato organizzato presso l’assessorato alle politiche sociali del Comune di Trieste il 21 gennaio 2015. In tale occasione erano presenti 15 donne accompagnate dalle mediatrici culturali. Erano presenti donne provenienti dal Bangladesh, Benin, Camerun, Senegal, Togo, Turchia. Fra le donne presenti, c’erano due giovani studentesse di infermieristica le quali venivano a conoscenza del fenomeno per la prima volta e interessate a saperne di più, oltre a 4 mediatrici culturali, 1 uomo, donne e madri ricongiunte in Italia con i mariti. L’incontro è servito a far emergere le difficoltà di alcune mediatrici di rivolgersi ai servizi preposti per dare un sostegno a famiglie che vivono il problema nelle loro case. Altre donne presenti hanno espresso riconoscimento per il lavoro svolto dal dipartimento S.C. Patologie Ostetrica dell’IRCSS Materno Infantile‘Burlo Garofalo’ di Trieste soprattutto per le gravidanze a rischio, diretto dal dott. Alberico. E’ stato anche rilevato l’importanza della comunicazione interculturale con i mariti delle donne straniere, i quali spesso, prediligono che le visite ginecologiche siano effettuate da medici di sesso femminile.
L’attività di sensibilizzazione è proseguita sul territorio triestino attraverso i contatti a bassa soglia che, consta di una trentina di contatti con una media di 2-3 accompagnamenti a persona e sono stati effettuati dalla mediatrice culturale dell’associazione interculturale Etnoblog, principalmente con donne migranti provenienti dall’africa sub sahariana. E’ stato importante raccogliere le impressioni delle donne migranti sul fenomeno. Ad esempio, la maggioranza delle donne nigeriane considera il fenomeno come parte della tradizione di cui non hanno ricordo perché praticato su di loro in tenera età. Infatti, proprio perché bambine quando è stato praticato il taglio su di loro, diverse donne non hanno cognizione dei differenti tipi di mutilazioni che esistono. Inoltre, benché alcune di loro sono a conoscenza del divieto formale posto nei loro paesi, dubitano che tale disposizione sia rispettato nei villaggi o posti remoti. Per altre donne come le senegalesi, la pratica delle MGF va assolutamente abolita. Una giovane senegalese  ha condannato senza mezzi termini il fenomeno ancora praticato nel suo paese di origine.
Grazie a questo confronto avuto con le donne nel corso degli accompagnamenti ai presidi sanitari quali il dipartimento delle malattie infettive, il consultorio familiare e altri presidi medici è nata l’idea di tenere un secondo incontro. 
Il secondo incontro si è quindi tenuto il 9 luglio 2015 presso il Circolo dell’Associazione interculturale Etnoblog in presenza delle dott.ssa Francesca Valencak e la dott.ssa Cristina Vecchiet dell’progetto MGF dell’IRCSS Burlo Garofolo. Un incontro dal titolo Le DONNE CHIEDONO … Incontro con donne straniere nell’ambito del progetto di formazione per un sostegno integrato alla persona proprio per dare loro spazio per fare delle domande sulla pratica. Erano presenti 12 donne provenienti dal Benin, Camerun, Eritre, Etiopia, Italia, Guinea, Nigeria, Senegal e la Serbia. Erano presenti 2 mediatrici culturali. Dall’incontro sono emersi perplessità sull’uso del termine MGF, che, a detta di alcune donne è fuorviante perché trattasi di una pratica comune nel paese di origine, la Nigeria, dove ‘il taglio’ non è considerato una mutilazione. Le professioniste presenti hanno illustrato con delle immagini le diverse forme di mutilazioni esistenti e le conseguenze sulla salute riproduttiva e sessuale della donna. Inoltre, hanno spiegato alle partecipanti degli interventi di deinfibulazione svolto all’IRCSS Burlo Garofano e raccontato di esperienze di donne che hanno scelto questo percorso insieme ai mariti.
Nel complesso, l’attività di sensibilizzazione sul fenomeno delle mutilazioni genitali femminili ha fatto emergere l’interesse delle donne e uomini migranti ad approfondire alcune tematiche sulla salute riproduttiva della donna in un setting raccolto. Ciò che è emerso dall’ultimo incontro è il desiderio di poter esprimere i dubbi personali che si svelano comuni a tutte le donne. Alcune domande poste erano perché si considerano le MGF una cosa brutta se è fatto a tutte le donne? Capire da dove nasce questa pratica? Perché la circoncisione maschile è accettata? La presenza di partecipanti di sesso maschile non ha impedito loro di comunicare con le rappresentanti del progetto MGF. Infatti, al termine del corso alcune partecipanti hanno chiesto di essere invitate ad altri incontri sulla salute della donna.
Infatti, è in fase di valutazione l’organizzazione di un incontro con i professionisti del dipartimento delle MST dell’ospedale AAS n.1 ‘Triestina’ con lo stesso gruppo di donne.
 
E’ doveroso rilevare una certa difficoltà avuta nell’invito agli incontri rivolto soprattutto alle mediatrici e ai mediatori culturali di Trieste. La maggioranza ritenevano che si riproponesse lo stesso argomento da 3 anni. Si auspica, laddove fossero previste future azioni sulle MGF, di introdurre incontri interattivi o diversificati per target di persone al fine di stimolare una maggiore partecipazione.
Sono emerse anche altre problemi a carattere sociale per donne single con figli a carico le quali non sanno a chi rivolgersi in caso di bisogno.